MM022 – I 4 nemici da sconfiggere per lavorare (e vivere) meglio
Nemico #1: Se stessi
Ebbene sì, il primo nemico siamo proprio noi stessi.
Il nostro atteggiamento, le nostre abitudini e la nostra organizzazione sono le prime cose da valutare ed eventualmente rivedere per vivere meglio, sia nella sfera personale che professionale.
Conoscere se stessi è un requisito fondamentale in modo da porsi obbiettivi raggiungibili, sia nel lavoro che nella vita, in base alle proprie capacità. Tutti abbiamo dei punti di forza e di debolezza, conoscerli e accettarli è il primo passo. Spingere sulle proprie potenzialità e farsi aiutare da chi ha più nelle corde certe competenze che noi non abbiamo è un buon modo per raggiungere i propri obbiettivi.
Organizzare la propria vita partendo dalle attività giornaliere è un ottimo metodo per non farsi sopraffare dallo stress e gestire al meglio gli impegni. A fine giornata è utile fare un resoconto di quanto fatto, per organizzarsi meglio nei giorni successivi e fare il punto della situazione. Una buona organizzazione può portare a completare le attività in minor tempo e quindi ad essere più efficienti. Esistono dei metodi sul Time Management che possono essere utili, studiateli e scegliete quello che preferite.
Infine: gestire i periodi no. Capitano a tutti. L’importante è che il periodo no non sia tutti i giorni. Stare con la famiglia, vedere gli amici e avere degli hobby permette di scaricare lo stress e aumenta notevolmente la qualità della vita. Stare bene porterà anche ad una migliore efficacia e efficienza nel posto di lavoro.
Nemico #2: Il collega
L’invidia e la gelosia nel mondo del lavoro sono frequenti, così come la competizione che spesso porta a mettere in cattiva luce l’altro per mettersi in mostra. Oltre che essere un comportamento poco etico, il vedere il collega come un nemico porta a focalizzarsi su un obbiettivo sbagliato e il più delle volte non porta giovamento.
L’evoluzione del mondo del lavoro sta creando infinite specializzazioni e trovare un esperto su tutti i campi è praticamente impossibile. Il lavoro di squadra sta diventando quindi sempre più determinante per le aziende, che spingono sulla creazione di team coesi e con varie specializzazioni. Fare la guerra al nostro collega si traduce in un danno al gruppo e, di conseguenza, a se stessi.
E alla fine, piuttosto che tornarcene col sangue amaro a casa, non sarebbe meglio prendersi una bella birra con i propri colleghi? Il vero nemico è vedere il collega come nemico!
Nemico #3: L’azienda
“Stasera vado in quel ristorante, tanto paga l’azienda” oppure “Ricevo in continuazione nuove offerte di lavoro in cui mi pagano di più. Ma perché non ci aumentano lo stipendio?”. Queste sono solo alcune delle frasi che sentiamo e diciamo frequentemente, lamentele nei confronti dell’azienda per cui lavoriamo. E secondo le ultime statistiche, sono sempre di più i lavoratori che cambiano continuamente lavoro, circa il 64% negli Stati Uniti, grazie anche alle opportunità online e utilizzando i network professionali.
Ma l’azienda, alla fine, che cosa è? Sembra che stia diventando un qualcosa di “esterno” alla nostra vita, uno strumento che utilizziamo per avere lo stipendio e per accumulare esperienze da scrivere nel nostro curriculum, sempre con l’idea di renderlo più accattivante a nuove proposte di lavoro.
Mi piace pensare invece che l’azienda si identifichi con tutti i dipendenti: è dal lavoro di ognuno di noi che l’azienda va avanti, produce fatturato e mostra i propri valori. Avere un senso di appartenenza per l’azienda in cui si lavora può farci raggiungere più soddisfazioni, ci fa lavorare meglio e passare con più spensieratezza le 40 ore di lavoro settimanali.
Appartenere all’azienda ci spinge anche a migliorarla: a volte i nostri responsabili possono non notare dei problemi nel lavoro quotidiano e invece di lamentarci verrebbe apprezzato il riferire i problemi che chi prende le decisioni non vede.
Nemico #4: l’Italia
Il fascino di andare fuori all’estero: più soldi, meno tasse, meno delinquenza, più onestà. Siamo maestri nel vedere le classifiche in cui l’Italia si trova nelle ultime posizioni: televisioni e giornali pare abbiano un piacere particolare nel mostrare queste informazioni.
Italiani lo siamo anche noi, e il cambiamento deve partire da noi. Trasferito in un contesto professionale, questo significa gestire i rapporti interni ed esterni con chiarezza e, appunto, onestà. Ad esempio, prospettando un piano di progetto realistico in termini di tempi e risorse, non nascondendo i problemi sotto il tappeto solo per fare bella figura (che tanto poi vengono fuori). E, visto che siamo tutti umani, ammettendo gli errori fatti e proponendo una soluzione. Può essere una strada lunga, ma alla fine competenza, professionalità e, appunto, onestà ripagano. Sempre. Anche in Italia. Il nostro Paese, a ben vedere, è già ammirato in tutto il mondo per tanti aspetti, dalle bellezze naturali all’eccellenza in molti settori (tra cui quello sanitario, e in questi giorni è ancor più evidente). Non sarebbe bello che, nel nostro piccolo, anche il nostro modo di lavorare lo fosse?